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…Questa è la mia famiglia in “Arte”, la congrega della quale io sono la Vecchia, la Sacerdotessa anziana della Dea…

giovedì, giugno 02, 2005

Ruby Tuesday



She would never say where she came from
Yesterday don't matter if it's gone
While the sun is bright
Or in the darkest night
No-one knows
She comes and goes
Good-bye Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you
Don't question why she needs to be so free
She'll tell you it's the only way to be
She just can't be chained
To a life where nothing's gained
And nothing's lost
At such a cost Good-bye Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you
There's no time to lose, I heard her say
Cash your dreams before they slip away
Dying all the time
Lose your dreams and you
Will lose your mind
Ain't life unkind
Good-bye Ruby Tuesday
Who could hang a name on you?
When you change with ev'ry new day
Still I'm gonna miss you.

Rolling Stones

Caravaggio e Pasolini: tragici nella vita, realisti nelle opere


Nel numero di aprile-giugno 1970 della rivista «Nuovi Argomenti» (1), Cesare Garboli, ricordando lo scomparso Roberto Longhi, i cui corsi di storia dell’arte avevano appassionato il giovane Pasolini all’università, scrive:
«In modo particolare, è difficile scindere tutta l’esperienza eversiva del Pasolini “romano” degli anni Cinquanta dall’immagine del Caravaggio che ci è stata a più riprese offerta dal Longhi fino alla grande mostra caravaggesca da lui organizzata nel’51. Proprio in quegli anni il Pasolini scendeva dal Nord a Roma, cambiando la giovanile e lirica vena friulana in tragedia, nella direzione del drammatico realismo religioso e plebeo de Le Ceneri di Gramsci, dei Ragazzi di vita e di Una Vita violenta. Testi alla mano, si direbbe che il Pasolini lavorasse allora non allo specchio del Caravaggio, ma allo specchio del Caravaggio "romano" così come ci è stato dipinto dal Longhi: quello, per intenderci, che finge per Maddalena la povera ciociarella tradita, gli sciolti capelli che si asciugano al sole nella stanzetta smobiliata, o quello dei bacchi rifatti su torpidi e assonnati garzoni d’osteria, o quello, infine, della Vergine morta e gonfia a gambe scoperte, come una popolana del rione, a dirla gentilmente, o una mignotta agli ultimi rantoli nella stanzaccia spartita dal tendone. Delle mosse caravaggesche del primo Pasolini, quasi un «amor de loinh» (2), ebbi occasione di parlare al Longhi qualche mese prima che egli morisse. Non volle prendere partito. Ma l’interesse che mostrò alle date, le precisazioni che seguirono, quell’«Oh, guarda!» che si lasciò scappare, mi dicono che la piccola notizia critica lo aveva fatto riflettere».


(1) diretta da Moravia, Carocci e dallo stesso Pisolini
(2) «Amor de loinh», ossia l’innamoramento da lontano, per sentito dire e raccontare, è un motivo tipico, ed ad altissima frequenza, della poesia cortese provenzale e della narrativa cavalleresca dei romanzi arturiani
(3) C. Garboli, Ricordo di Longhi, in «Nuovi Argomenti», aprile-giugno 1970, p.39